Ambiente: nelle Marche un livello medio di qualità “Una piccola regione europea, bella tra colline e montagne, con un divenire migliore se ridurrà i rischi, alcuni, e valorizzerà le opportunità, numerose, a partire dalle buone condizioni ambientali nell’insieme e dalla straordinaria dote di beni paesaggistici e culturali, ovunque diffusi”. E’ un concetto che sintetizza il terzo “Rapporto sullo stato dell’ambiente delle Marche 2009”, presentato oggi ad Eco&Equo, la Fiera sull'attenzione sociale, ambientale e sull'economia alternativa e solidale che si svolge ad Ancona fino a domenica 29 novembre, dall’assessorato regionale all’Ambiente, insieme ad altri due studi, tutti inediti, “Geografia sulle pressioni ambientali delle Marche 2009” e “Atlante sul consumo di suolo nelle Marche 1954-2007”. Da questi rapporti, emerge che le Marche si attestano su un livello medio di qualità ambientale, con numerose eccellenze ed alcune criticità. Nell’ultimo mezzo secolo, il consumo del suolo, riferito al territorio agricolo ed urbano su 93 Comuni che appartengono alle 11 aree urbane funzionali, ossia un’area di Comuni contigui caratterizzati da una concentrazione di relazioni residenziali, lavorative, ricreative, è aumentato nella regione del +320%, rispetto ad un incremento della popolazione del +37%. In questo territorio, che rappresenta solo il 37% della superficie regionale, vive il 71% della popolazione e lavora il 74% degli addetti. Il dato dell’urbanizzazione della superficie, che segue un andamento del tutto indipendente dall’incremento demografico, con una tendenza simile in tutti gli Stati occidentali, pone certamente le Marche in una posizione alta rispetto alla media nazionale, dove non esistono, però, studi di questo tipo. Da queste analisi emerge anche che, la regione, ha una media di 628 automobili per ogni mille abitanti contro una media italiana di 598,5 ogni mille abitanti. Le emissioni climalteranti, come l’anidride carbonica, sono state, nel 2005, pari a 7,2 tonnellate procapite, un valore inferiore al dato dell’Italia e dell’Unione europea, con un aumento del +14% rispetto al 1990 anche se questa è una crescita in linea con le variazioni climatiche di tutto il pianeta. “Con questi tre nuovi strumenti, realizzati interamente dalla struttura del Servizio Ambiente, e quindi a costo zero – ha detto l’assessore regionale all’Ambiente, Marco Amagliani -, abbiamo il quadro completo delle dinamiche ambientali, sappiamo quanto di buono è stato fatto, molto, ma anche quali sono le criticità su cui intervenire. Adesso nessuno potrà più dire che non sapeva perciò questi dati, queste preziose informazioni andranno ora tradotte in concreti atti di programmazione. Come assessorato, abbiamo fatto molto per migliorare l’ambiente marchigiano e pensiamo che bisogni continuare ad investire nella sostenibilità”. Fra le cose realizzate, Amagliani ha ricordato il Piano energetico ambientale regionale, “nessuna Regione – ha detto l’assessore – ha un atto che accomuna ambiente ed energia”, il Piano regionale dei rifiuti, che ha permesso di portare la raccolta differenziata al 21%, con un valore medio regionale in costante crescita negli ultimi sei anni, il Piano regionale per il clima, la Strategia d’azione ambientale per la sostenibilità mentre si sta completando l’iter di approvazione del Piano regionale dell’acqua. “Abbiamo, in questi anni – ha aggiunto Amagliani -, consolidato il sistema delle aree protette, che rappresenta il 10% della superficie regionale, senza mai diminuire i fondi a loro sostegno anche quando c’era un taglio del Governo nazionale”. Un investimento di 4,5 milioni di euro l’anno, circa la metà di tutto il budget regionale per l’ambiente. Fra le criticità, Antonio Minetti, dirigente del Servizio regionale Ambiente e Paesaggio, ha ricordato che “crescono troppo lentamente le forme di mobilità sostenibile di merci e persone”. La mobilità delle persone, nel 2007, era costituita solo per il 17,5% da mobilità sostenibile contro il 26,3% dell’Italia. “Le persone e le merci – ha detto Minetti – si muovono prevalentemente tramite mobilità privata, con uno scarso ruolo dell’utilizzo dei mezzi pubblici e, in particolare, della ferrovia nonostante che il deficit infrastrutturale sia azzerato”. Criticità condivise anche dagli altri relatori dell’incontro. Antonio Calafati, docente di Economia urbana dell’Università Politecnica delle Marche di Ancona, ha sottolineato come “le Marche debbono smettere di pensarsi come unità ed accettarsi nelle proprie differenze e, su queste, devono costruire una politica di programmazione che deve assumere una valenza almeno sovra comunale”. Sebastiano Venneri, vice presidente di Legambiente, ha invitato a riflettere sul valore del consumo del suolo, passato dai 7 mila ettari del 1954 ai 30 mila ettari del 2007, pari all’8% del territorio regionale, considerandolo “un paramento strategico nello sviluppo della sostenibilità e della qualità della vita”. L’urbanista Ugo Baldini, presidente della Cooperativa Caire Urbanistica di Reggio Emilia, ha illustrato alcuni casi della sua regione in cui si è cercato “di creare una strategia di sviluppo su area vasta tenendo conto che il bisogno di servizi e di pianificazione urbanistica richiede oggi interventi che dovrebbero essere raggiunti in pochi giorni invece che nei mesi cui siamo abituati”. |