Marco Amagliani, Assessore all’Ambiente della Regione Marche
Paolo Chiavaroli, Responsabile area comunicazione e cultura della Cooperativa Sociale Mondosolidale

 

Assessore Amagliani, la Regione Marche ha promosso l’organizzazione di Eco&Equo, mostra mercato prima in Italia, e forse nel mondo, del suo genere. Come è nata questa originale idea?

L’idea è nata proprio dalla constatazione dell’assenza nel panorama fieristico nazionale e internazionale di un evento che rappresentasse tutte le realtà che cercano di coniugare l’aspetto economico delle loro attività con il rispetto dei diritti e dei valori sociali ed ambientali. Con Eco&Equo queste realtà hanno l’opportunità di incontrarsi, confrontarsi e soprattutto farsi conoscere al pubblico per offrire ai consumatori, sempre più attenti nelle loro scelte di acquisto, soluzioni alternative ai tradizionali modelli di consumo: soluzioni alternative "possibili" e soprattutto più eque dal punto di vista sociale e più sostenibili dal punto di vista ambientale.
Eco&Equo rappresenta inoltre una evoluzione di quella felice intuizione del ’96 che è stata "ParcoProduce". Un rilancio, quindi, di un appuntamento importante con l’ambiente, oltre che un’occasione di confronto e promozione, che l’Assessorato all’Ambiente della Regione Marche e l’Ente Fieristico Regionale, consapevoli che gli scenari socio-economici-ambientali sono fortemente mutati, vogliono portare avanti e sviluppare.

Ad Eco&Equo troveremo prodotti eco sostenibili ed equo solidali. Che cosa unisce queste due importanti caratteristiche dei beni che consumiamo?

Eco&Equo non è solo un gioco di parole, ma innanzitutto un binomio che sintetizza quanto lo sviluppo sostenibile passi ormai attraverso la compatibilità ambientale dei processi produttivi e del ciclo di vita dei prodotti, nonché attraverso la vicinanza alle comunità locali, alla cultura della solidarietà e dell’equità, al valore della tradizione produttiva delle comunità. Il Quartiere fieristico sarà allora uno spazio dove si incontrano esperienze di realtà locali che hanno come comune denominatore la ricerca di forme di sviluppo sostenibile per il proprio territorio: sostenibile verso l’ambiente e verso gli uomini e le donne che lo abitano. Esperienze anche lontanegeografi camente, ma che esprimono le stesse volontà e gli stessi obiettivi di un rapporto armonioso con la natura e i propri simili. Non è un caso che testimonial d’eccezione della manifestazione sarà la scienziata indiana Vandana Shiva, presente alla manifestazione come rappresentante della Research Foundation for Science, Technology and Ecology (RFSTE) e l’associazione Navdanya. Sarà inoltre presente con uno stand anche una delegazione cubana del Ministero della Scienza, Tecnologia e Ambiente (CITMA). Hanno espresso interesse e sono stati invitati anche il premio Nobel per la pace Rigoberta Menchù e il giornalista Gianni Minà.

La manifestazione promuove anche le attività legate alla tradizione e alla cultura del territorio. Secondo lei sono adeguatamente tutelate queste attività nella Regione Marche?

Le Marche sono da anni impegnate nella valorizzazione delle tradizioni e delle culture rurali evolutesi in una politica di qualità dei prodotti tipici, della genuinità e tracciabilità del prodotto nel segno della tutela dei consumatori. E se le Marche sono una regione di longevi, con un alto indice di qualità della vita, con una forte cultura della solidarietà sociale e, in poche parole, terra a misura d’uomo, dove la dimensione ridotta è diventata sinonimo di qualità, sia sotto il profilo economico che ambientale, non poteva esserci candidato migliore di Eco&Equo a lanciare a livello nazionale un messaggio di ciò che può voler dire sostenibilità dello sviluppo: conciliare esigenze di sviluppo della società e rispetto dell’ambiente.

Può parlarci anche dei temi che verranno affrontati nei convegni organizzati all’interno di Eco&Equo?

Oltre ad accogliere negli spazi espositivi (12 mila metri quadrati) molti stand di organizzazioni che si occupano di cooperazione allo sviluppo, turismo responsabile, certifi cazione etica, nonché aziende socialmente e ecologicamente responsabili, parchi e riserve naturali, aree protette e aziende di produzioni tipiche, Eco&Equo ospiterà una serie di convegni che vanno dal tema della gestione ottimale delle risorse idriche a quello dello sviluppo sostenibile verso l’uomo e verso l’ambiente.

 

Signor Chiavaroli, come è nata la Cooperativa Mondosolidale?

La Cooperativa Mondosolidale è nata nel 1993 dalla confluenza di alcune associazioni e gruppi operanti nel territorio della Regione Marche e impegnate nel campo del commercio equo e solidale e, più in generale, della solidarietà internazionale e della pace.

Nel commercio equosolidale si crea un collegamento diretto tra i produttori del Sud del mondo e i consumatori del Nord. Come avviene operativamente questo collegamento?

Nel modo più semplice possibile: instaurando una relazione diretta con i gruppi di produttori con cui si entra in contatto. Il che vuol dire viaggiare ed incontrarsi fisicamente e, tra un viaggio e l’altro, restare in contatto per telefono, fax e posta elettronica quando possibile.

Chi garantisce il rispetto dei diritti fondamentali degli individui nella produzione dei prodotti che commercializzate?

La trasparenza del nostro operare, innanzitutto. Chiunque può conoscere le condizioni di uno scambio commerciale equo e solidale, chiunque può entrare in contatto diretto con i gruppi di produttori, magari attraverso i canali del turismo responsabile, chiunque può conoscere la formazione di un prezzo di prodotto equosolidale. Ad un altro livello questa garanzia è offerta dall’adesione ad una Associazione, l’Assemblea Generale Italiana del Commercio Equo e Solidale (Agices) che vigila sui propri soci affinché rispettino tutti i principi del commercio equo e solidale, così come espressi dalla Carta Italiana dei Criteri del Commercio e Solidale sottoscritta nel 1998.

In base alla sua esperienza come è possibile coinvolgere maggiormente i consumatori al fine di rendere più "equo-solidali" i loro acquisti? Pensa che l’appuntamento di Eco&Equo possa rappresentare uno strumento valido per questo fine?

La possibilità di coinvolgere i cittadini-consumatori dipende semplicemente dalla possibilità ad essi offerta di conoscere. Conoscere cose che solitamente non conoscono. Le faccio un esempio. Quanti consumatori di caffè sanno che da quattro anni il caffè ai produttori viene pagato quasi l’80% a causa di un drammatico crollo dei prezzi sul mercato internazionale? Quanti sanno che a causa di questo crollo centinaia di migliaia di contadini sono sul lastrico? Probabilmente, pochissimi! A noi interessa soprattutto colmare questo vuoto informativo. Qualcuno continuerà come prima, qualcuno si sentirà spinto a cambiare, e non solo acquistando un caffè del commercio equo, ma anche ponendosi domande nuove sulla sostenibilità di un sistema economico così segnato da squilibri, povertà vecchie e nuove, contraddizioni. In entrambi i casi, credo, le scelte verranno fatte con una consapevolezza maggiore, e questo è senz’altro un bene.

Cosa si aspetta in particolare da Eco&Equo?

La possibilità di incontrare persone, molte spero. Per raccontare loro cosa facciamo, ma soprattutto per discutere con loro delle questioni che più ci stanno a cuore e che, in fondo, si riducono al tema di come costruire una economia ed una società più equa e meno violenta dell’attuale.

 

 

 

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